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I maestri (XV) - Hugo Mujica

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  a cura di Luca Pizzolitto fotografia all'interno dell'articolo di Robert Frank Albeggia e taccio Albeggia e taccio; taccio ogni paura, taccio qualsiasi p resagio, cerco un'alba vergine di me, cerco il nascere della luce, non il suo illuminarmi. Solo alla fine Le due rive sono sempre una, ma si sa solo alla fine, dopo, dopo esserci naufragato. Ritorno Bisogna entrare nel deserto per lasciare dietro i miraggi; bisogna tornare a inebriarci alla fontana: bisogna tornare alla sete. Preghiera È l'ultima ora della sera, silenziosi i pini che ornano il percorso allungano le loro ombre, tremano la brezza - è la preghiera dell'abbandono, è il radicarsi nel vento -. Frutto Sprofondo nel seme secco, mi abbuio nel senza ombre, e mi nasco, né radice né fiore, mi nasco terra. Fango e sete Di terra e acqua il fango del cammino, di fango e sete il deserto umano .   Poesie da E sempre dopo il vento (Raffaelli 2013), traduzione di Alessandro Ghignoli

"Grandi nuvole oscure si ritraevano / e niente era difficile, niente.": cinque poesie di Anna Ruotolo

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a cura di Luca Pizzolitto fotografia in copertina di Sufyan da Anna Ruotolo, Prodigi (peQuod, 2023) Conclusa la lettura del percorso poetico di Anna Ruotolo, già ampio e articolato, la prima impressione è di aver imparato a respirare. Accade frequentemente quando la coscienza del poeta salda le sue parole non solo per legame semantico, com'è invece per la poesia in cui discorso e razionalità rivestono il ruolo principale. C'è anche un "legame musaico", un dettato che non è solo concettuale, ma immersione totale del corpo nella massa verbale, nella cadenza del respiro appunto, nello stile uditivo, come ben sapevano i poeti che ci sono maestri, attraverso cui potremmo risalire a Dante stesso. Tutto il corpo è dettato e, a sua volta, restituisce la poesia, e si fa corpo, come in questo libro, corpo del testo. (...) (dalla postfazione di Gianfranco Lauretano) "Una mattina qualunque" può dirsi il punto consumato ad est del porto fino a quando, poi, resti una stri

Qualcuno che canti le follie di Dio (XIV) – Io sono te, tu sei me

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 A cura di Massimiliano Bardotti Chi è tua madre? Dimmelo poiché essa è anche mia madre. E tuo padre chi è? Te lo posso dire io poiché esso è anche mio padre. E i fratelli e le sorelle tutti sono gli stessi. Adesso che questo ti è stato detto, adesso che non vi è più ignoranza, che sei stato perdonato prima che ne facessi la domanda, posso io riprendere ad andare poiché tu sarai con me.   (Eleonora Ines Nitti Capone)     Cosa ci impedisce di sentire quello che Eleonora canta così chiaramente? Cosa ci fa così profondamente distanti da questa verità? Perché non riusciamo a fare di questa poesia il canto della nostra vita? Perché non riusciamo a fare sì che questi versi diventino i nostri versi? Perché non possiamo vivere ogni giorno mettendo in pratica gli insegnamenti di questa poesia? Cosa ce lo impedisce? Chi? Se solo potessimo chiaramente avvertire che non c’è alcuna distanza fra cosa sono io e cosa sei tu! Se finalmente i nostri occhi si aprissero e potessimo

Giancarlo Sissa: La poesia è una inesausta presa di posizione relazionale

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Foto di copertina di Giancarlo Sissa   A cura di  Annalisa Ciampalini Tamen (Moretti&Vitali editore, 2023) di Giancarlo Sissa è un’opera antologica costituita da un poemetto intitolato " Noi" comparso prima in “Manuale d’insonnia” (Aragno editore, 2004) e successivamente in “Autoritratto” (Poesie 1990-2012) , (ItalicPequod editore, 2015) e dalle seguenti opere:   “Il bambino perfetto” (Pietro Manni Editore, 2008), con postfazione di Antonio Prete “Persona minore” (qudulibri Editore, 2015) “Archivio del padre” (MC Edizioni, 2020) con prefazione di Pasquale Di Palmo. “Senza titolo alcuno” prima edizione in “Sospeso respiro-Poesia di pandemia" a cura di Gabrio Vitali (Moretti&Vitali editore, 2020) con prefazione di Gabrio Vitali e una riflessione antropologica di Mario Ceruti. “Tamen” è un libro che non avrei mai voluto finire di leggere, terminarne la lettura ha significato, per me, lasciare un vissuto profondamente affine al mio. Come altri libri, anc

"Posiamo, noi, sul nulla, dandogli sollievo": cinque poesie da "Il libro d'ore" di R.M.Rilke

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  a cura di Luca Pizzolitto fotografia in copertina di Susan Q Yin (particolare) Il testo racchiude tre serie di liriche che Rilke concepì nella ricerca di una religiosità radicata nell’incontro tra l’occidente e l’oriente cristiani. L’incompiutezza di Dio, la sua condizione di esule in un mondo che pure gli appartiene, la necessità di aiutarlo donandogli nuovamente gli spazi dell’esistenza, la consapevolezza del proprio fremere interiore al cospetto dell’infinito silenzio di Dio e del rumore crescente della vita sociale, la dignità indiscutibile della sofferenza e della povertà sono motivi che Rilke affida alla voce di un giovane monaco russo pittore di icone, protagonista di una vicenda che dalla vita monastica porta al pellegrinaggio nella vastità della Russia e poi alla contemplazione della povertà e della morte. Da Il libro d'ore (Servitium, 2008), traduzione e cura di Lorenzo Gobbi Se una volta soltanto si facesse tutto così completamente silenzioso! Se la casualità e l'