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I maestri (X) - Luciano Erba

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  a cura di Luca Pizzolitto Sentimento del tempo Tu mi parli della traccia di lepre sulla neve di Mahori cantata alla radio quando ti svegli che danzano a New York. Ti fidi. Così se piove sul tetto. Io non so fermarmi al segno dell'infinito in quest'ombra di cose: la mia pioggia ha il rumore degli anni. Moebius Impreparato ma sì, alla vita il binario da prendere era un altro arrugginito, in curva svaniva in una trincea di fogli fresche in un ninfeo di scambi e rocaille oggi sono tornato sono tornato troppo lontano Quartiere Solari Milano ha tramonti rosso oro. Un punto di vista come un altro erano gli orti di periferia dopo i casoni della <<Umanitaria>>. Tra siepi di sambuco e alcuni uscioli fatti di latta e di imposte sconnesse, l'odore di una fabbrica di caffè si univa al lontano sentore delle fonderie. Per quella ruggine che regnava invisibile per quel sole che scendeva più vasto in Piemonte in Franca chissà dove mi pareva di essere in Europa; mia madre sapev

I maestri (IX) - Thomas Stearns Eliot

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  a cura di Luca Pizzolitto Da Quattro quartetti (Garzanti 1959, traduzione di Filippo Donini) (dalla sezione East Coker) C'è un tempo per costruire E un tempo per vivere e per generare E un tempo perché il vento rompa il vetro sconnesso E scuota il rivestimento di legno lungo il quale trotta il topo E scuota il logoro arazzo col suo tacito motto ricamato. Nel mio principio è la mia fine. Ora la luce cade Piena sul campo aperto, lasciando la strada incassata Al riparo dei rami, buia nel pomeriggio, Dove ci si tira su l'orlo quando passa un carro, E la strada incassata tira via dritta Fino al villaggio, nel caldo saturo di elettricità, Ipnotizzata. Nella calda foschia la luce afosa È assorbita, non rifratta, dalla pietra grigia. Le dalie dormono nel silenzio vuoto. (dalla sezione The dry salvages) <<Avanti, o voi che credete di viaggiare; Non siete voi quelli che videro il porto Allontanarsi, né quelli che sbarcheranno. Qui tra la sponda di qua e quella lontana, Mentre i

"Tu dove sei, mi chiedo, dove in questa luce incerta": cinque poesie di Daniele Gigli

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a cura di Luca Pizzolitto fotografia in copertina di Claudia Castanò Cade, s’inabissa l’occidente Cade, s’inabissa l’occidente, si dissolve, muore sotto i cieli alti di pietra-luce in ore cave. Sull’acqua-marmo allucinano gli occhi, senza punto si moltiplica lo sguardo, cede l’orizzonte senza tempo. Così si muore: assassinati in preghiera o nei palazzi a vetro, dagli amici. Figliano giudizi, rivoluzioni inerti, nel fuoco bruciano bandiere, cadono le croci. ** Campo volo Dove ogni maggio sorgono le messi e le baracche in legno a croce serbano vita tra i silos. Dove il vespro incendia verso sera e immenso il sole fuoco-arancio stupra i campi s’alza, si distende esausta, si rialza nella brezza la voce distratta degli uomini. Lì, dove l’aria diaccia del mattino incrocia i volti dei passanti, dove uno squarcio taglia cielo e terra all’orizzonte, lì levano sagome tra terra e cielo gli uomini – di tutti i secoli, negli anni e nelle latitudini – legano alla forma un senso. L’opera si erige pas

Isabella Bignozzi: il nostro cristallo farsi anisotropo

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  a cura di Annalisa Ciampalini In questo testo scrivo a proposito dell’ultima pubblicazione di Isabella Bignozzi, “Memorie fluviali” (MC edizioni, collana “Gli insetti” diretta da Pasquale Di Palmo, 2022), cercando di tratteggiare il profilo delle particolarità che maggiormente mi hanno affascinato. Il libro della Bignozzi è molto ben strutturato, importante, una poesia che vuole attenzione, partecipazione a livello mentale, spirituale e affettivo. È una raccolta che, una volta terminata, continua a chiamare perché è complessa, pura e perché alla prima lettura c’è sempre qualcosa che sfugge: un punto intenso e dolce- “l’infanzia tra le ciglia socchiuse” - dove si annida la parola poetica e che chiede di essere letto e vissuto di nuovo. Ringrazio molto l’autrice che si è prestata gentilmente ad  approfondire un aspetto della sua opera, dando in tal modo  un prezioso contributo a questa nota. Scrive Antonio Fiori in una recensione comparsa lo scorso anno su Atelier online: “Qualcuno,