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Valentino Fossati: Il ritratto del padre dove batte la luce

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a cura di Annalisa Ciampalini fotografia in copertina di Brassai (Gyula Halasz) Nel testo che propongo qui di seguito presento l’ultimo libro di Valentino Fossati  Il sogno   (CAPIRE Edizioni, 2022, prefazione di Maurizio Cucchi), attraverso un percorso in cui mie riflessioni si alternano alle risposte che Valentino ha gentilmente fornito ad alcune domande. Si tratta di una presentazione dove vengono presi in considerazione solo certi aspetti dell'opera, non di un’analisi completa.  Dato che ci troviamo di fronte sostanzialmente a un libro di prosa ho scelto alcuni paragrafi particolarmente significativi e li ho riportati. Proprio qui sotto, e per intero, possiamo leggere il prologo, in modo che, fin da subito, sia possibile avere un’idea del tipo di scrittura di cui andrò a parlare.  Prologo   “Il padre nel viola un altro giorno di calura. Refrigerio, un soffio, a capotavola si abbandona. Compleanno, il brindisi al di qua dell’ombra, tutti intorno a lui come non mai. Le figlie coi

Qualcuno che canti le follie di Dio (VIII) – Anche se non lo sappiamo

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 A cura di Massimiliano Bardotti E questo cielo così azzurro e così dolce il profilo del monte e tenera l’aria e le nuvole, non vuol dire che il nostro destino anche è così tenero e dolce? Che il dio ci ama e ci coccola anche se noi siamo all’oscuro, che nella notte di tempesta ci tiene sotto le sue ali anche se non lo sappiamo.   (Claudio Damiani)     Ci sono poesie, e poeti, che sono capaci di squarciare il velo della nostra cecità e mostrarci qualcosa che forse non abbiamo mai visto, o che semplicemente non siamo abituati a cercare. La nostra ricerca, e per nostra intendo quella del genere umano, ha decisamente deviato, anche inevitabilmente mi viene da dire, nel tempo. Le domande sono cambiate, le necessità, i bisogni. Non è mia intenzione giudicare alcuna scelta, pongo solo un quesito: siamo sicuri che stiamo cercando quello che davvero ci serve e servendo il giusto maestro? Si dice che l’albero buono si giudichi dai frutti. I frutti del nostro modo di

"Di ogni tuo nome/ porto alla bocca/ tre sillabe di silenzio": alcune poesie di Franca Mancinelli

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  a cura di Luca Pizzolitto fotografia in copertina di Federica Landi fotografia della poetessa di Dino Ignani "La voce di Franca Mancinelli, tra le più intense e originali della poesia italiana contemporanea, si affida a un difficilissimo equilibrio, tra esattezza del dettato e concentrazione semantica, ottenuta con l'esercizio costante di due forze complementari, quella che accentua e amplifica e quella che elimina e abrade." (Fabio Pusterla) ogni giorno per il taglio utile ricominciare, e mai giungere a se stessi -spezzata la custodia della nascita, niente altro che filamenti buoni al fuoco. ** quando tornerai a vedere, troverai ogni cosa sorretta dai rami. Non è accaduto niente. Siamo qui, su questa intelaiatura di foglie. A tratti un grido spalanca la gola. Perdiamo tepore. Allora si scuote, ci culla nel vento leggero. ** da qui partivano vie respirando crescevo nel crollo, qualcosa di dolce un incavo del tempo tutti gli occhi che ho aperto sono i

"E i nostri amici / dispersi oltre l'oceano per sempre": cinque poesie di Giorgos Seferis

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  a cura di Luca Pizzolitto fotografia in copertina di Claudia Castanò Non li abbiamo conosciuti                                    in fondo era la speranza a dire che li avevamo conosciuti da bambini. Li vedemmo forse due volte, poi si imbarcarono; su carghi di carbone, carghi di cereali, e i nostri amici dispersi oltre l'oceano per sempre. L'alba ci trova accanto alla lampada stanca mentre tentiamo di disegnare maldestramente sulla carta navi conchiglie e gòrgoni; verso sera scendiamo giù al fiume perché ci indica la via del mare, e passiamo le notti in sotterranei che sanno di catrame. I nostri amici sono partiti                                    forse non li abbiamo mai visti, forse li abbiamo incontrati quando ancora il sonno ci portava vicinissimo all'onda che respira, forse li cerchiamo perché cerchiamo l'altra vita, al di là delle statue. ** Mi duole aver lasciato passare un ampio fiume tra le dita senza berne una goccia. Ora sprofondo nella pietra. Un

Occaso: voci poetiche dal Portogallo (VI) - Maria Leonor Xavier

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  A cura e con la traduzione di  Fabrizio Boscaglia . Foto di copertina di A. Mile . Sono qui tradotte in italiano due poesie dell'autrice portoghese  Maria Leonor Xavier ,  con testi originali e nota biografica a seguire. Abbandono C’è un punto indistinto nella traccia d’ogni oggetto e la terra è fredda nel centro estinto dello spazio che proietto È morto il serpente nel vuoto affamato della notte È lontano e assente il labirinto di tutta la gente C’è un odore inoffensivo in tutto ciò che è vicino un vetro rotto in ogni filo spezzato e due braccia cadute nel deserto [ Há um ponto indistinto  /  no rasto de cada objecto   /  e a terra está fria  /  no centro extinto / do espaço que projecto / Está morta a serpente / no vácuo faminto / da noite / Está longe e ausente / o labirinto / de toda a gente / Há um odor inofensivo / em tudo o que está perto / um vidro partido / em cada laço quebrado / e dois braços / caídos no deserto ] ***   Chia