Breviario dei luoghi infranti (I) - dalla A alla C
Tremano i paesi dell’Appennino imboscato. Tremano nomadi nell’inverno
di chi li ha trascurati. Ognuna di queste parole è un sentiero per
andare a trovarli. In silenzio. Avvolti dalla quiete frondosa del mattino.
Ventuno parole che ci invitano a riflettere sul nostro Appennino.
Sull’urgenza, etica e materica, di riposizionare gioia e tenerezza. I paesi
ci chiamano con una voce di carezza.
Ascoltare
Di certi luoghi si può udire anche il battito del cuore. Basta appoggiarsi
a un muro, acquattarsi su un gradino, chiudere gli occhi e accordare il
respiro al silenzio. Ascoltarlo significa librarsi, liberarsi, ridursi all’essenziale.
Fare spazio e dire ho tempo. Qua parlano i muri e gli animali.
Le persone, i panni stesi. Sussurrano i camini. C’è un richiamo, perpetuo,
alla pace. Qua le storie grandinano, nutrono. Si svelano incaute e
sottovoce. Ascoltarle è un privilegio, un generoso atto d’amore.
Bordi
La più pura bellezza è schiva, sfuggente. Sta ai bordi. La periferia custodisce
e crea. Ospita il saggio, l’autentico, il sacro. È lì, dove tutto finisce
e inizia l’orizzonte, che arriva sempre chi cerca.
Casa
Le case nel bosco hanno nomi che attraversano il tempo; che saltano
dritti, sfumati, storpiati, da persona a persona. Le case nel bosco sanno
di alberi, di fede, di passaggi di animali. Abitarle avvicina all’assenza
dei desideri.
La foto di copertina è di Emiliano Cribari, "Centro storico di Verbicaro (CS)"