"Qui tutto è vuoto e perfetto": alcune poesie di Monica Guerra

 


a cura di Luca Pizzolitto




non è primavera il respiro gelido
tra le ombre dei ciliegi

ma è quasi aprile nonostante
si ripeta una stagione
di pietra dai vetri chiusi

nonostante tu ripeta
disertando sabbia alla clessidra

un germoglio
è questa solitudine


***


Il nonno dice le carpe
e i conigli nani sulla riva del lago
il pane secco si sbriciola
intorno alle tane
fra la conta delle querce

- l'amore chiede tempo -


(Faenza, Parco Bucci, 2017)


***


Non un'orma fuori posto
entro le mura

la distanza è un confine
e nessun cedimento
qui tutto è vuoto e perfetto

il prato spinato
l'esilio di un fiore


***


L'aria rovente aspetta la pioggia
galleggia sul fiume un filo
di luce il peso specifico del silenzio
è questo l'inganno

un verde deserto - le aspettative -
l'orizzonte è nella tela di un ragno
sempre vicino qualcosa
qualcosa che poi non succede


***


Il bosso è sfiorito in giardino
si libera un vaso e non c'è tempo
per la cura si assottiglia lo spazio

sotto le ciglia - la piaga dell'attesa -
il canto è in ogni direzione




Le poesie che avete letto sono tratte da Monica Guerra, "Entro fuori le mura", Arcipelago Itaca, 2021.


Le poesie che seguono sono tratte da Monica Guerra, "Nella moltitudine", Il Vicolo, 2020.





la leggerezza pesa cent'anni sull'ombra dei tuoi capelli, ma tu non essere muta, l'estate brucia la tela tenue dei ricordi, lo sapevi maddalena che amare un poeta è una palude ma sottovoce un chiodo che lava nel fango tutte le ferite; la distanza non è un grido ma la misura della bellezza di uno stame dalla sua radice


***


la dimenticanza maddalena è solo un problema matematico, quando non sei più tu la misura esatta dell'attesa, tra i viticci si sgretola sotto uno sguardo abbassato la ruggine di una qualche prospettiva; la decadenza è un cigolio preciso, l'erba matta che zittisce il passo, il nostro baricentro: l'unità del tempo su un'altalena vuota




***

è un cielo stravolto che dice
fine laddove inizia
una forma nuova
nulla resta come l'assenza


***


Perdona la parola muta
e io che non smetto d'amare
perdona, a distanza,
tutta la distanza che resta


***


Cantavamo aprile e i giardini
una palma storta e quei tre vasi
convertiti in erba matta
ora è una spina questa solitudine
il chiodo non avere stretto le mani
non l'orrore che ci sgretola
dopo il precipizio dei petali
la terra che resta





Monica Guerra è nata a Faenza nel 1972. Un estratto dell’ultima silloge “FuoriCampo” è pubblicato nei volumi 29-32, nr. 1-2, de L’anello che non tiene - Journal of Modern Italian Literature (Wisconsin University). Ha pubblicato: “Entro fuori le mura” (Arcipelago Itaca, 2021), “Nella moltitudine” (Il Vicolo, 2020), la silloge “Spezzare il pane” nel “Quarto Repertorio di Poesia Italiana Contemporanea” (Arcipelago Itaca, 2019), la silloge in lingua inglese “Expectations” nel Journal of Italian Studies” (Northeast Modern Language Association, 2019), “Sulla Soglia – On the Threshold” (Samuele Editore, 2017) tradotta da Antonio Nazzaro in lingua spagnola e pubblicata con il titolo “En el umbral” da Uniediciones Sello Editorial nel 2018, “Sotto Vuoto” (Il Vicolo, 2016), Il respiro dei luoghi, con il sociologo Daniele Callini (Il Vicolo 2014).

Ha collaborato come traduttrice alle seguenti pubblicazioni: “La bilancia del cielo” di Nadia Scappini (Graphie - Il Vicolo, 2021), “Diventa l’albero” di George Mario Angel Quintero (Samuele Editore, 2020), “Hundred Great Indian Poems” curata da Abhay K. (Bloomsbury, India 2018).

Ha vinto i premi: Arcipelago Itaca 2019, Gutenberg 2017, Giovane Holden 2017.

È presidente dell’Associazione IndependentPOETRY.

Altre info:  monicaguerra.it







L'acquerello in copertina è di Enrico Pantani

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