"Ciò che resta del volo dopo il volo": alcune poesie di Prisca Agustoni
pian piano gli argini
cedono in noi,
e con loro
il villaggio intero affonda
lento dentro l'acqua
e scompare
la gente è ancora in piazza
le bancarelle esposte
i bambini col pallone in mano
ma i cani, disperati,
stanno a guardarci dritti negli occhi,
con la loro umana verità
***
È un turbine che stritola
è una ventosa
che s'appiccica s'incolla ovunque,
avvicina mondi mai pensati prima
e nuove e strane cose s'amiciziano
è un turbine che stritola
avanza e inghiotte nella morsa
pesci, rane, girini e libellule,
un dolce frastuono in sottofondo
come di un'elica che gira
o il tonfo di una montagna quando frana
***
sono le cose senza radice
residui di una durata
che non dura
gli oggetti smarriti, andati
in caduta libera
verso un fondo che nessuno sa
dove finisce
a ricordarci chi siamo.
In esilio come gli oggetti,
ci afferriamo gli uni gli altri
nella paura che fonda
questo nuovo esserci
in bilico,
fino all'arrivo della prossima stagione.
***
Si tornerà infine al paesaggio
al gesto, alla mano, al corpo
all'orologio dimenticato
ai fiori, ai semi, all'orto
visione di un verde raro
come il perdono.
Le poesie che seguono, sono poesie inedite, facenti parte di una raccolta su cui Prisca Agustoni sta, ad oggi, lavorando.
Guardiamo la vita da dietro i vetri.
A sprazzi delle voci aprono crepe nel silenzio.
Cerchiamo invano di uscirne,
di spostarci per inerzia come luce
che avanza,
ma ricadiamo dentro;
siamo liberi, certo, di muoverci
in tutte le direzioni,
lungo l’ipotesi della trasparenza.
Ma dobbiamo pur respirare,
prendere dell’aria
fuori,
nel regno trincerato dei fiori
e dei fucili,
prima di scivolare
sul crinale della sera
e tornare a un tempo
incatramato nel bianco.
***
staremo qui, nella luce
che rinfrange e ci attraversa
gli occhi a cercare
lo spiraglio di voce,
l’aquilone incastrato
negli hangar della città
staremo qui, dove vivere
non è più,
lo sguardo trafitto
da una scheggia di mondo
intriso nella freddezza del ferro
fino al volo di un rondone
***
Si viaggia spesso senza uscir di casa.
Alziamo gli occhi e lo vediamo dalla finestra, il vicino dietro al parapetto che bagna le sue
erbe aromatiche, diligente guardiano di un castello d’aria. Due piani più in alto, quasi sospeso
nel vuoto. Il suo gesto è preciso, aggrappato a quel dorsale umano mentre bagna un niente
di verde, geloso del suo regno vegetale. L’uomo sfida l’abisso, la legge della gravità, il cortile
interno dell’immobile coi suoi detriti, le macerie delle voci anonime, i pezzi di carta sputati
da sempre in quel vano
il pianto dei bambini che sale da un improbabile dove
***
ci scrutiamo dalle finestre
da questi rettangoli appesi ai muri
come soldati in rango
sempre sull’attenti, pronti
a mirare un bersaglio
che sia pure il gesto
di un’umana presenza che duri
oltre la traccia del nostro
passaggio sullo schermo:
l’altro, di fronte, esiste
fratello d’ombra e di fuoco
come una visione di verde
nel deserto, miraggio di pace
nella trincea degli specchi
***
ed ecco che torniamo al corpo,
all’umano chiarore,
alla parola:
oltre il mare l’oltre
è terra straniera,
una cerniera di cemento
che apre il giorno.
Qualcuno manda un messaggio,
recita una preghiera,
spinge fino a noi
una fragile barchetta di carta
o forse, a modo suo
questo qualcuno
chiede solo aiuto
***
Ci sono luoghi che cambiano dall’oggi al domani.
Non avevi mai visto il cantiere vicino al parco.
In due settimane la ruspa ha scavato il deserto
attorno, la geometria dei fiori estirpati
senza esitazione. La gru
è venuta su dal nulla,
spettro solitario.
Riusciremo ancora ad immaginarcelo
il circo fermo sulla radura,
o una giostra
con le sue lunghe braccia d’acciaio
tra le urla dei bambini
mentre volteggiano nel vuoto?
Prisca Agustoni è nata a Lugano (Svizzera) nel 1975, ha vissuto dieci anni a Ginevra, dove si è laureata in Lettere e Filosofia, e dal 2002 vive tra la Svizzera e il Brasile, dove lavora come docente universitaria e traduttrice. Scrive e si auto traduce in italiano, francese e portoghese e fa di questo lavoro plurilingue il suo motore di creazione e di ricerca accademica. Integra il comitato scientifico del festival letterario svizzero Chiasso Letteraria e in Brasile collabora con diverse riviste letterarie e case editrici, per le quali propone articoli e traduzioni. Le sue pubblicazioni più recenti sono Un ciel provisoire (in francese, Ginevra, Samizdat, 2015), Casa dos ossos (in portoghese, Brasile, Macondo, 2017, Semifinalista Premio Oceanos), L’ora zero (Gialla Lietocolle, 2020), Lingua sommersa (Plaquette, Coll. Isola, 2021), O mundo mutilado (in portoghese, Brasile, Quelônio, 2020, finalista Premio Jabuti), Verso la ruggine (Interlinea, 2022). Nel 2013 le è stata assegnata la borsa di scrittura dalla Fondazione svizzera Pro Helvetia.
La foto di copertina è del fotografo Luigi Ghirri.
La foro a metà articolo è uno scatto di Luca Pizzolitto.
Il ritratto di Prisca Agustoni è una foto di Lara Toledo.