"Qualcuno che canti le follie di Dio": una rubrica mensile a cura di Massimiliano Bardotti



Almeno un poeta ci sia

per ogni monastero

qualcuno che canti

le follie di Dio.


(David Maria Turoldo)


La prima volta che ho letto questa quartina sono rimasto folgorato: un frate, un sacerdote, che pretende un poeta in ogni monastero, per cantare le follie di Dio. Ho pensato: possibile che serva un poeta? Possibile che non bastino preti, monaci monache, suore, frati, cardinali, vescovi, papi. Teologi. Perché vuole un poeta?

Poi, conoscendo meglio Turoldo, e dopo molti anni di ricerca, studi e letture, mi sono forse avvicinato a capire.

Alla fine di una bellissima introduzione al libro di Anna Maria Tamburini su Margherita Guidacci, Carmelo Mezzasalma scrive: “La scienza sull’amore e su Dio è riservata ai veri poeti”. Altra folgorazione. E particolare non certo trascurabile: anche Carmelo è sacerdote.

Chi ha scelto di abbandonare tutto per seguire Dio chiede ai poeti di cantare le Sue follie. Ed effettivamente la storia è piena di poesie che cantano le follie di Dio. E anche le Sacre Scritture sono piene di poesia. I santi di ogni terra e tempo hanno usato versi poetici per dire l’indicibile. Mistica e poesia sono strettamente legate.

In questa rubrica altro non farò che proporre e commentare delle poesie che abbiano l’ardire di cantare la Bellezza in una qualsiasi delle Sue manifestazioni. Di cantare “l'amor che move il sole e l’altre stelle", perché è proprio nell’Amore che Dio è più folle, e altrettanto folli sono i poeti e i versi che ne intonano il canto.

Rumi, Kabīr, Sanai, Turoldo, ma anche poeti contemporanei come Valerio Grutt, Eleonora Ines Nitti Capone, Claudio Damiani…

Ogni volta proporrò una poesia, aggiungendo qualche parola di commento, cercando soprattutto di non sciupare quel che è già bellissimo. Insieme faremo questo viaggio nella Bellezza, e ci lasceremo da essa trasformare. Perché, come dice Rumi: “Quando cerchi Dio, Dio è lo sguardo dei tuoi occhi”…


 

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