Qualcuno che canti le follie di Dio (I) - Emily Dickinson
a cura di Massimiliano Bardotti
Non posso essere sola,
mi viene a visitare
una schiera di ospiti,
non sono registrati,
non usano la chiave,
non han né vesti, né nomi,
né climi, né almanacchi,
ma dimore comuni,
proprio come gli gnomi,
messaggeri interiori
ne annunciano l’arrivo,
invece la partenza
non è annunciata, infatti
non sono mai partiti.
***
Io so bene che dentro la mia stanza
c’è un amico invisibile,
non si rivela con qualche movimento
né parla per darmi una conferma.
Non c’è bisogno che io gli trovi posto:
è una cortesia più conveniente
l’ospitale intuizione
della sua compagnia.
La sola libertà che si concede
è di essere presente.
Né io né lui violiamo con un suono
l’integrità di questa muta intesa.
Non potrei mai stancarmi di lui:
sarebbe come se un atomo ad un tratto
si annoiasse di stare sempre insieme
agli innumerevoli elementi dello spazio.
Ignoro se visiti anche altri,
se rimanga con loro oppure no.
Ma il mio istinto lo sa riconoscere:
il suo nome è Immortalità.
***
Il suo volto era un letto di chiome,
Come fiori in un prato-
La sua mano era più bianca dell'olio
che bruciando alimenta le luci sacre.
La sua lingua era più tenera
dell'armonia che oscilla nelle foglie-
chi l'ascolta può rimanere incredulo,
ma chi ne fa esperienza, crede.
***
Chi non ha trovato il Cielo - quaggiù -
Lo mancherà lassù -
Perché gli Angeli affittano Casa vicino alla nostra,
Ovunque ci spostiamo –
- Poesie di Emily DIckinson
Lo so, lo so! Avevo detto che avrei pubblicato di volta in volta una poesia con qualche breve, brevissimo commento, e invece ecco che già all’esordio le poesie sono quattro! Chiedo perdono ma non ho resistito e il bello è che non posso garantire che non succederà di nuovo! Anzi, vi posso assicurare che di nuovo non rispetterò delle regole che mi ero dato e anche che su Emily Dickinson torneremo! Perché di lei si è detto e scritto tanto ma raramente ci si è soffermati su un aspetto che invece è secondo me preponderante: l’indagine del mistero umano, fra terra e cielo. Voglio invece spingermi in un territorio inesplorato e definire Emily Dickinson una poetessa mistica (mistico, ovvero: “relativo ai misteri").
Nelle quattro poesie che propongo sembra evidente la relazione della poetessa con un mondo caro anche a Cristina Campo: il mondo invisibile. Mi colpisce come in queste poesie sia fortissima la sensazione del non essere sola, che la Dickinson ci tiene a mettere in risalto. Una solitudine resa impossibile dalla presenza di creature misteriose, segrete, che l’occhio umano non sa vedere.
È interessante rispetto a quello che solitamente sentiamo dire o leggiamo di lei: la sua solitudine è sempre messa in risalto, la sua drastica scelta di ritirarsi dal mondo (Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Dal Vangelo di Giovanni). Potrebbe esserci di più in questo suo movimento: forse per approfondire la relazione con le creature invisibili era necessario un ritiro dal mondo dei sensi.
Nella prima poesia le presenze di cui la poetessa parla sono annunciate da “messaggeri interiori”. Nel bellissimo film “Così lontano così vicino”, di Wim Wenders, gli angeli affermano: “Noi non siamo il messaggio, noi siamo messaggeri". E come sappiamo il nome angelo, nella sua etimologia greca, anghelos, uguale a quella ebraica (mal’ak), indica propriamente la funzione di messaggero o ambasciatore, anche se poi attraverso le gerarchie troviamo diversi compiti affidati a questi ministri e cooperatori di Dio: messaggeri, appunto, ma anche guerrieri e custodi.
La seconda poesia, infatti, pare essere una descrizione efficace e bellissima della relazione della poetessa col suo angelo custode.
Nella terza ritorna forte la figura del messaggero:
La sua lingua era più tenera
dell'armonia che oscilla nelle foglie-
chi l'ascolta può rimanere incredulo,
ma chi ne fa esperienza, crede.
Infatti: “Ecco, io mando un Angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato” (dal Libro dell'Esodo). All'angelo è affidato anche il delicato compito di guidarci nel cammino della vita, verso la meta finale, che secondo Dante è la felicità celeste…
La quarta poesia è talmente chiara e esplicita! Su questa non aggiungo altro.
Queste quattro poesie ho voluto estrapolare dall’immensa splendida opera di Emily Dickinson e proporle insieme, in questo ordine, come una piccolissima antologia angelica. Non so se anche voi ci riconoscete i tratti dell’antico mistero degli angeli, ma anche se così non fosse converrete con me sulla bellezza di questi versi e sul loro rimando ad un mondo segreto, invisibile ai nostri occhi, qualcosa che si può percepire solo col cuore, capace di accendere in noi sensi sconosciuti. Credo che Emily sia a tutti gli effetti qualcuno che canti le follie di Dio, e in seguito, non necessariamente la prossima volta, ve ne darò altre prove!
Forse…