"Mi sento come una vela/assetata di vento in una bonaccia bianca": Stefano Simoncelli, alcune poesie da "Sotto falso nome"

 



a cura di Luca Pizzolitto
fotografia in copertina di Claudia Castanò



È un luogo deserto, fuorimano,
offuscato dall'insonnia di una notte
dove non mi riconosco e non so nemmeno

come mi chiamo. Qui mi trattenevano mani
che non avevano odore, dita dure, tenaci
che sapevano fare il nodo alle corde

e ormeggiare un traghetto. Qui
ho rammendato la mia fragile rete da pesca
che si era strappata raschiando gli scogli sui fondali.

<<Credici>> mi hanno detto <<e sarà tutto chiaro>>.
Allora ho preso il coraggio a due mani
e mi sono chiesto dove nasce il bene

e il male, la burrasca e la quiete,
ma non ho trovato risposta.
Adesso vorrei fermarmi

a bere qualcosa di forte
e discuterne con qualcuno,
ma si è fatto tardi e devo andare.


***


Sono nella parte proibita del sogno,
forse in un labirinto o una casbah
in cerca di una camera, un letto,

quella camera, quel letto,
con l'intima complicità di corpi
che vincono ogni tempo e distanza,

ma mi arriva una voce impaurita
e tremante oltre l'immaginabile
che mi sussurra: <<buonanotte>>.

Non ci sono più notti buone,
ma una oscura strettoia
con uno strapiombo

su cui chiudo gli occhi,
salto e sento che evaporo
come fossi pioggia o rugiada.


***


Per cosa tremano le figure
in alcuni sogni da transfuga
che vedo salire su un traghetto

per l'altro mondo o la Svizzera?
Forse sospettano avarie, fortunali,
improvvisi vortici d'aria o naufragi

in mattini di grandinate e fulmini
in cui non si avvistava al largo
neanche uno straccio di vela

come adesso li, sul lungolago,
dove ho passeggiato con Vittorio
verso la fine degli anni Settanta,

l'Hotel Ancora, l'imbarcadero
su cui viene giù una nebbia
che somiglia alla morte

o qualche attimo prima.

(Alla memoria di Vittorio Sereni,
grande poeta e amico)








<<Vivi in un altro mondo>>
hai urlato più volte sdegnata
e furibonda. Non volevo crederci,

ma avevi ragione: ho perso il conto
delle lunghe notti in bianco in cui sogno
ad occhi spalancati che mi stai aspettando

in una remota stazione o banco di check-in
per passarmi il visto di ingresso e biglietto
verso una destinazione che non conosco,

ho compiuto passi indietro da gigante
e sono iscritto da oltre dieci anni
non so più a che lista d'attesa

per qualche attimo di gioia.


Ancona, 2 giugno 2021


***


Che cosa posso dirti che tu non sappia?
Niente, se non crepacuore e brividi
nell'estate più lunga di sempre,

torrida, irrespirabile, piena di gente
che prende d'assalto i caffè e i ristoranti
dove non trovo mai un tavolo a cui sedermi.

Sai che cosa succede in questi tempi difficili
e come sia sempre fuori posto assediato.
È diventato un porto terminale questo

dove non partono barche per la pesca,
ma arrivano burrasche o acque alte
e io che qui ho imparato la lingua

morta degli addii mi sento come una vela
assetata di vento in una bonaccia bianca.


Cesenatico, senza data





Stefano Simoncelli è nato nel 1950 a Cesenatico. Da circa dieci anni ha deciso di vivere ad Acquarola, sulle colline di Cesena. Negli anni Settanta è fra i fondatori della rivista Sul Porto, insieme a Ferruccio Benzoni, Walter Valeri e Alessandro Casagrande. Fin dall'inizio la rivista si manifesta come una delle più vivaci e attive espressioni culturali della provincia, e non è scevra da risvolti di natura politico-sociale.

Durante questo periodo di attività della rivista si sono stabiliti contatti di collaborazione con alcune delle figure di intellettuali più significative nel panorama letterario italiano: da Franco Fortini a Pasolini, da Giudici a Raboni, da Attilio Bertolucci a Giorgio Caproni, ma soprattutto con la figura di Vittorio Sereni.[1]

Simoncelli esordisce nel 1980 con la silloge di poesie intitolata Via dei platani, pubblicata in un quaderno collettivo dell'editore Guanda che raccoglie i testi degli amici poeti di Sul Porto. Con questo primo insieme di testi Stefano Simoncelli si vede aggiudicare il premio "Mondello opera prima".

Nel 1989 pubblica la raccolta Poesie d’avventura presso l'editore Gremese, su sollecitazione dello scrittore e amico Enzo Siciliano, che curava la collana "Gli Spilli".

Dopo questa seconda raccolta le pubblicazioni di Simoncelli vedono un periodo di "silenzio" durato quasi una quindicina di anni. La ripresa della scrittura poetica trova una sua causa scatenante nella morte della madre del poeta, avvenuta nell'aprile del 2000.

Dal 2004 in poi le raccolte poetiche di Simoncelli, a cominciare da Giocavo all'ala (premio " Guido Gozzano"), escono con cadenza più ravvicinata presso l'editore Pequod. La raccolta Terza copia del gelo del 2012 si vede aggiudicare il Premio "Diego Valeri - Giuria popolare". Con Prove del diluvio (2017) Stefano Simoncelli vince i premi "Città di Fabriano" e "Europa in versi". Alla raccolta A beneficio degli assenti viene assegnato il premio "Frascati Poesia - Antonio Seccareccia".

Nel 2020 Simoncelli riceve il Premio "Giorgio Orelli - Città di Bellinzona".









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