I maestri (II) - Margherita Guidacci


a cura di Luca Pizzolitto


Amore
è questo senso d’ali: averle, aprirle,
fendere con il petto un elemento ignoto
finora – e a un tratto divenuto la patria.
Come sono lontani il guscio e il bozzolo
a cui credemmo appartenere, il buio
dove crescemmo e dove non faremo
mai più ritorno!
Lieta o dolorosa
che sia la nostra ultima sorte, ormai
siamo per sempre segnati dal cielo.



***


In exitu


Se l'anima fuggendo dall'Egitto
scorgesse subito i colli di Chanaan,
se sui frantumi degli dei stranieri
brillasse subito il volto immortale
e dagli squarci della nostra rinunzia
già scaturisse amore,
quali ali darebbe al nostro passo
questa certezza anche tra pietre e spini!
Noi non sappiamo invece quante miglia dividano
l'ingresso nel deserto dall'incontro con Lui:
ci sgomenta la terra di nessuno
non più nostra, non ancora di Dio.


***

Le mie mani non sono ancora vuote


Le mie mani non sono ancora vuote
ch'io possa alzarle a Te.
Io che fallii nella stretta, fallisco
ora nella rinunzia. È così poco
quel che trattengo, scherno alla mia fame,
e tuttavia è un ingombro smisurato
che mi sbarra il cammino verso Te.
Poiché per queste briciole furiosamente amate
non son pronta al tuo dono
di nudità, di bellezza severa,
al silenzio più trasparente delle lacrime.


***


A obscuras y segura


Un'impazienza d'ali, dentro di me, improvvisa.
È l'impulso del volo, se non ancora
la direzione del volo. Qualcosa
mi ha chiamata, qualcosa in me risponde.
Io che rispondo sono sconosciuta
a me stessa come la voce che mi chiama.

Certezza senza mappe è l'invisibile,
le sue vie hanno nel cuore il loro azimut.
Come rondine al suo primo viaggio,
io non so quale mare dovrò traversare,
ma mi preparo oscuramente a traversarlo.


***


Anniversario con agavi


Questo giorno, che fu d'amore e lacerazione
tanti anni fa, ci vede ora camminare
insieme su sabbie e rocce, la tua mano
aiutandomi nei passi difficili
e il tuo sguardo orientando il mio, verso l'alta
barriera d'agavi e di canne,
limite di nord-est al litorale.
<<Ecco - mi dici - sono queste>>, e indichi
le cinque agavi ormai pronte,
dopo la quasi centenaria attesa,
all'incredibile fioritura. Racchiuso
nel suo grosso uovo bruno, ogni fiore-fenice
si prepara ad erompere in un volo
estatico: la breve festa nuziale
al sole e al vento, celebrata da sciami
d'api d'oro - poi, subito, la morte.
Osserviamo le agavi protendersi
al loro compimento, nello slancio
degli steli, indomabile, e la resa
delle foglie già esauste, che immolarono
ogni linfa all'unico fine e si ripiegano
come vele ammainate. Qualcosa in noi
profondamente, quasi perdutamente,
risponde a quello slancio, a quella resa.
Io sento un nodo alla gola e rimango
in silenzio. Tu dici piano: <<Anche le piante
hanno il loro destino>>.


**


Alcuni desideri si adempiranno.
Altri saranno respinti. Ma io
sarò passata splendendo
per un attimo. Anche se nessuno
mi avesse guardata
risulterebbe ugualmente giustificato-
per quel lucente attimo - il mio esistere.





Margherita Guidacci è nata a Firenze nel 1921 ed è morta a Roma nel 1992. È stata una poetessa, traduttrice ed accademica italiana.

Originariamente legata ai "metafisici" barocchi inglesi, alla Dickinson e ad Eliot, è stata una dee voci poetiche di più assoluta, rigorosa ed appartata presenza del Novecento italiano ed europeo.









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