I maestri (VII) - Francesco Scarabicchi

 

a cura di Luca Pizzolitto
foto di Giandomenico Papa

 

"C'è bisogno di richiamare alla consapevolezza di ognuno che la letteratura è e rimane, come ogni arte che sia tale, la luminosa, "splendente" illusione di chi, altrettanto consapevolmente, si sporge sul proprio abisso con tutta la sua intatta ingenuità nella precaria certezza che qualcosa resti, che una traccia rimanga del passaggio?"

(Poscritto di Francesco Scarabicchi, da Francesco Scarabicchi, Sporgersi ingenui sull'abisso, Vydia editore, 2018)

 

Porto in salvo dal freddo le parole,
curo l'ombra dell'erba, la coltivo
alla luce notturna delle aiuole,
custodisco la casa dove vivo,
dico piano il tuo nome, lo conservo
per l'inverno che viene, come un lume.

*

Dove

Davvero non so dirti
dov'è che il niente disfa
la trama di ogni giorno,
dove, non visto, scioglie
i nodi, ad uno ad uno.

*

Ci vorrà

Ci vorrà
tutto il tempo necessario
prima che possa anch'io
fare a meno di me
senza voltarmi,
andando,
per lasciare.

Poesie tratte da Il prato bianco, Collezione di poesia, Torino, Einaudi, 2017 [L'Obliquo, Brescia, 1987]


***

Guardami come sono, mia caduta,
precipizio degli anni, una camicia;
ascoltami tacere, se mai sia
l'unico modo per poterti dire
che questa è la mia vita, un crocevia
di perdite e confini,
𝘵𝘶 che vanno
come acqua di fiume,
luci di costa accese alla mia insonnia,
al terrore del buio che si ostina,
nel chiarore dell'alba, a impallidire.

*

Ti mentirò ogni volta che saprai,
sarò la verità che ti si addice,
il timore di me che trema e geme,
l'ansia di abbandonarmi, la paura.
Non c'è davvero altro oltre quest'ora,
confine insuperato che ti avvisa
che nulla resta, nulla si consegna.
Il corpo perde ogni sua divisa,
la beltà delle epoche, la forma,
muta ad ogni stagione, si confida,
lascia le stanze dell'amore, sogna
tutti gli anni dei mesi che ha mancato.
Impara a consumarmi, a consumare
quel che non resta, quel che non si ferma;
ardi alla fiamma di una vita spesa
finché non si fa brace d'oro in cenere.

Poesie tratte da L'ora felice, Roma, Donzelli, 2010


***

Ah

Ah, il tempo che passa alle mie spalle,
sulle mie scarpe nuove, sulla pelle,
il giovane tempo che non ho incontrato,
il tempo abbandonato a mia insaputa,
quello smarrito lungo vie contrarie,
il tempo solitario d'ogni notte,
il tempo che mi viaggia e non ritorna,
tutto il tempo del tempo che c'è stato,
il tempo immaginato che perdòno,
quello di un'altra estate che scompare,
il tempo innamorato che è lontano,
il tempo che si volta non si ferma,
il tempo muto che si fa a guardare,
il tempo intero che non puoi pensare,
quello che prende solo per lasciare.

*

Ti guarderò da questa vita attesa

Ti guarderò da questa vita attesa,
da una fermata d'autobus, da un destino
che mi tiene lontano e sai che sono
più vicino che mai alla tua resa,
occhi che non si sporgono e non danno
luce che a chi la chiede,
sguardi che vanno dove tutto è niente,
a una finestra d'angolo, ad un cielo
di musiche e di voci tutto intorno.

Poesie tratte da La figlia che non piange, Einaudi, Torino, Collezione di poesia, 2021




Nota bio/bibliografica di Francesco Scarabicchi su Wikipedia.org

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