Luca Veronese e Minima Poesia: il senso poetico dello stare fuori
In copertina, “Il Pellegrino”, olio su tela di Claudia Venuto, 128 x 170,5 cm, 2011, collezione privata.
Fotografia nell'articolo di Claudia Venuto, da cellulare, 2022.
Luca Veronese, barese classe ’90, expat a Berlino, ha scelto di esordire poeticamente con minima, progetto editoriale indipendente, fondato nel 2021 con l’obbiettivo di rappresentare un’alternativa per la diffusione della poesia contemporanea, al di fuori dei circuiti ordinari di distribuzione.
minima ha finora realizzato due numeri di una rivista di poesia e due chapbook, tra cui Corpo fuori campo di Luca Veronese, uscito a novembre 2022.
Quello di minima è un progetto condiviso e democratico, popolare e libero, i redattori sono anonimi persino per gli autori, tutte le produzioni sono scaricabili gratuitamente sul sito di minima, fotocopiabili e riproducibili da chiunque, purché non vengano vendute. I numeri delle riviste e i chapbook sono acquistabili anche in formato cartaceo, ma a costi irrisori (3 euro, quello di Veronese, comprese le spese di spedizione), senza percentuali per minima poesia.
I chapbook, per chi non ne fosse al corrente, sono libretti a buon mercato, prodotti con carta sottile e spillati artigianalmente; prendono il nome dai chapmen, gli ambulanti che vendevano questa tipologia di volumi nel XVI secolo. Negli ultimi anni stanno conoscendo un rilancio, in particolare negli Usa.
Per Luca Veronese, come anticipato, Corpo fuori campo è un'opera prima: la scelta di pubblicare la raccolta con minima, e in forma di chapbook, appare insolita e non convenzionale, se comparata alle ambizioni spesso sproporzionate e irrealistiche di gran parte degli esordienti.
In spregio alla vanità comune a (quasi) tutti gli autori, in una nota nell’ultima pagina del libro si legge, inoltre, che i testi ricevuti prima della pubblicazione possono essere editati collettivamente dalla redazione di minima, e quando ciò avviene, come nel caso di Corpo fuori campo, viene esplicitato senza sofismi: “è stato editato con modifiche sostanziali da tutta la redazione.” Variazioni nella disposizione dei testi, rimozione di versi e/o di intere poesie: un lavoro prezioso, quanto raro, per i neofiti.
“Spedite fogli di poesia, poeti / Dateli in cambio di poche lire / Fate solo quel che vi incanta! / Fatevi disprezzare”: con minima sembra dunque di vedere attuato nuovamente, decenni dopo e in modo strutturato, il manifesto di quel grande militante e poeta innovatore che è stato Antonio Verri.
Per la verità, questo tipo di esperienza editoriale in controtendenza non è un unicuum, ma sta cominciando a diffondersi nel panorama poetico italiano. Cito, ad esempio, la mini-rivista gratuita La confraternita letteraria, creata dal poeta e critico Daniele Giancane, già fondatore de La Vallisa, quarantennale rivista letteraria pugliese, fra le più longeve a livello nazionale. L’opuscolo viene prodotto con auto-finanziamento e ha l'ambizione di essere letto da tutti, come dichiarato dal Prof. Giancane: <<da salumieri, fruttivendoli, operai, studenti.>>. Un’altra rivista che nasce come progetto partecipato, è quella di Circolare Poesia, gruppo fondato su Facebook dal giovane poeta lombardo Mattia Cattaneo che, con i suoi collaboratori, ha realizzato un prodotto editoriale con buone voci poetiche, scaricabile gratuitamente da tutti i membri.
Tornando alla raccolta Corpo fuori campo di Luca Veronese, di cui si propone più avanti una selezione di poesie, già nel titolo pare collimare con gli intenti del progetto di minima: il “corpus”, la materia poetica, non presume di essere centrale, si percepisce o si pone volutamente su un piano liminare, fuori focus e fuori attenzione, in uno spazio alternativo. Il libro fisico, inoltre, appare un prodotto di scarto, di riciclo, l’estetica dell’oggetto è secondaria rispetto al contenuto, ai significati. In questa ottica, la scelta di Veronese di esordire con minima poesia appare ponderata: c’è nel libro una poetica dell’estraniazione, e si può immaginare una pari intenzione di porsi “fuori” dalle dinamiche mortificanti dell’editoria contemporanea, che in buona misura tratta gli autori come clienti, forse inevitabilmente, tenuto conto della legge di mercato basata sulla domanda (degli autori).
La raccolta di Veronese, in realtà, è tutto fuorché marginale o di poco valore. La poetica del ritiro dalla lotta e dalla confusione del mondo è chiara, un’estetica minimale è cercata e raggiunta, i significati si accoppiano pregevolmente allo stile, e tutti questi elementi rendono Corpo fuori campo un’opera prima matura, meditata, lavorata con cura, e poco importa se individualmente o collettivamente: se l’obbiettivo è fare buona poesia, la crescita avviene sempre nel confronto e nella condivisione.
La raccolta si compone di trenta poesie in cui l’io poetico non si eleva in primo piano ma, appunto, si pone a lato, fuori campo, in un processo di elaborazione dei vissuti che necessita di stare nell’alveo del ricordo. L’esito è l’oscillazione tra il compreso e lo sfuggente, su un piano di ricerca di equilibrio ed evoluzione.
La parola di Veronesi è precisa e mai invadente, è una lingua neutra ma non neutrale. La raccolta ha dentro un’eco di esperienze che sembrano emergere come dal sogno, nel dormiveglia, quando le palpebre si schiudono, quando l’essenziale appare più vicino in mezzo a sprazzi di irrazionale (“e poi si aprono / le pareti a fiore.” / “l’edera sulle palpebre”). L’ampio ricorso all’enjambement si può collocare in questo flusso di coscienza e di memoria, che si raggruma e poi diluisce, un pensiero dopo l’altro. L’effetto finale è di sospensione, una condizione di piena aderenza alla verità di una generazione: “io sono identico all’essere fuori”.
L’estraneità e la distanza, tuttavia, non risuonano nelle pagine in modo sinistro o cupo, al contrario si avverte persino un sottofondo di leggerezza nei versi, generato da un’accettazione liberatoria. Il vuoto emerge nella nostalgia di ciò che è stato e non poteva essere diversamente, e il dolore non è acuto ma compagno. Claudio, figura non definita, più volte evocata nei versi, è la rappresentazione umana della perdita che, nel ricordo amorevole e costante, è presenza amica (“bianca, trasparente, bianca”), quasi un altro sé.
Poesie di Luca Veronese tratte dalla raccolta poetica Corpo fuori campo, minima progetto editoriale:
E a tavola viene una luce azzurra
sul tardi e poi si aprono
le pareti a fiore: diminuisce
il palmo della notte.
È così lunga l’estate.
**
Buttati sui letti trascorriamo
il resto della notte. Lo sentite
questo caldo incastrato negli omeri?
Finché dura,
avremo lo stesso volto.
**
Ora nell’imminenza, nell’atto
di parlare le parole salgono dal vero
come su una strada verso casa –
vedo l’ombra tornare su entrambi,
deporsi
e mi riduco a carta, a foglia.
**
Ora va via Claudio:
lontano, anche se alzando
il respiro si ferma
la circolazione
se io sono identico all’essere fuori.
Nella lingua un arsenale
ovvero il culmine ovvero una presenza
bianca, trasparente, bianca.
**
Scoperchio questa fronte
da cui una luce assale con leggerezza il mondo:
disperso, prescinde da me. Sono la stessa traccia
nel campo, la spina e le macchine dove
si uniscono a noi, resta difficile.
**
Universo, noi un giorno
ci perderemo i volti e non sapremo
nulla, come in dormiveglia. Un
sabato, forse, e cadremo
verso di te sarà come andare al mare.
**
Aumentava come
una luce sul fondo. Ascolta Claudio
ti prometto che il cielo, che tutta
la mia comprensione... ma
non mi guardare non voglio.
Erano belli i cani, il tuono
che scomparve. E le risate
di cuore in testa, continuare
assieme a te.