"Desidero il tuono infinito e il canto": cinque poesie di Eleonora Ines Nitti Capone

a cura di Luca Pizzolitto


Da "La parola buona" (AnimaMundi 2020)


"Siamo tutti un esperimento a rischio", "La vita umana è un esperimento dall'esito incerto", recita, a seconda delle traduzioni, un noto aforisma di Carl Gustav Jung. Pensarci come un esperimento a rischio credo sia un esercizio spettacolare e onesto allo stesso tempo, forse, addirittura, un atto dovuto per poter abitare il nostro corpo, le nostre vite, il nostro tempo, e le relazioni tra tutto questo. (...)
Una parola buona, e che sia solo lei oggi, vi prego; io prego perché sia solo buona la parola oggi.
Ecco in cosa verrete coinvolti in queste pagine, il cui titolo è perfetto, giusto. Parola buona, appunto, parola, ma non una qualsiasi, quella buona per davvero, capace di ascoltare e comprendere. Parola-parabola, che unisce qualcuno a qualcun altro, che è sempre sociale, rivolta a qualcos'altro, che parla da sé per guardare fuori da sé, ma scegliendo la luce mansueta e profonda.

(dalla prefazione di Andrea Prandin)





Dopo avere smosso tutta la terra dei campi
e spostato sassi da una sponda all'altra del gran fiume
e girato cento volte intorno alla mia casa
e comprato muli per la soma e venduto muli per la soma
e coltivato fiori rigogliosi e averli visti morti
e cresciuto figli ed essere cresciuta come figlia
dopo avere ucciso
e avere ricevuto pietre scagliate sulla fronte
dopo l'amore enorme e tutto il dolore
dopo mia madre e mio padre
dopo tutta questa vita
che desidero come il fuoco il ceppo
dopo l'uomo che mi è stato maestro
io mi lavo
e mi amo con le mani mie stesse.

**

Quando verrà il giorno che ritornerai
ed io ti vedrò mentre cammini sulla strada che porta al mio paese
butterò via ogni cosa che ingombri questo luogo
renderò libero il cuore dello spazio nel suo centro
farò il vuoto per quando tu sarai arrivato,
ogni giorno che trascorre sulla strada io la guardo
ed anche se ancora non ti vedo, lentamente inizio a fare spazio.

**

Tutte le volte che sono stata al mondo ho amato forte e nulla altro
ogni dolore acuto era il mio alto maestro e la gioia minuscola era la fede
tutte le volte che ritorno al mondo io rinasco per un tempo e poi scompaio
sino a che non sarà stabile questa presenza io mi nutro delle briciole cadute ai piedi della mensa.

**

Desidero il tuono infinito ed il canto
ho fatto di me l'allieva dell'altezza e la forza.
Desidero incontrare la mia trasformazione senza pianto
la gioia della foce del fiume che si allarga e cambia
l'agave che solo quando muore sboccia e fa la fioritura,
la notte che incendia e si fa giorno senza esitazione.

**

Dunque la gioia è questo graduale morire di tutti i rumori
andare piano tutti nel silenzio
camminando di fianco come per la prima volta
dunque la gioia è questo svanire delle cose in eccesso
che tornano al loro luogo di nulla e noi le guardiamo andare
e noi invece restiamo nel luogo mite del petto
che si innalza come le albe.




Eleonora Ines Nitti Capone studia Lettere Classiche all’Alma Mater Studiorum di Bologna e lavora con il teatro. È nata a Lecce nel 1998 e vive tra il Salento e Bologna.

Ha pubblicato Maria dei Meschini (Oltretutto libri, 2018), Primo Fuoco (Musicaos Editore, 2019) e di recente ha partecipato alla raccolta poetica Sulla Paura – Parole in soccorso ai tempi del coronavirus (AnimaMundi, 2020); sempre con AnimaMundi ha pubblicato La parola buona (AnimaMundi, 2020).

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