I maestri (X) - Luciano Erba
a cura di Luca Pizzolitto
Sentimento del tempo
Tu mi parli
della traccia di lepre sulla neve
di Mahori cantata alla radio
quando ti svegli
che danzano a New York.
Ti fidi.
Così se piove sul tetto.
Io non so fermarmi
al segno dell'infinito
in quest'ombra di cose:
la mia pioggia
ha il rumore degli anni.
Moebius
Impreparato
ma sì, alla vita
il binario da prendere era un altro
arrugginito, in curva
svaniva in una trincea di fogli fresche
in un ninfeo di scambi e rocaille
oggi sono tornato
sono tornato troppo lontano
Quartiere Solari
Milano ha tramonti rosso oro.
Un punto di vista come un altro
erano gli orti di periferia
dopo i casoni della <<Umanitaria>>.
Tra siepi di sambuco e alcuni uscioli
fatti di latta e di imposte sconnesse,
l'odore di una fabbrica di caffè
si univa al lontano sentore delle fonderie.
Per quella ruggine che regnava invisibile
per quel sole che scendeva più vasto
in Piemonte in Franca chissà dove
mi pareva di essere in Europa;
mia madre sapeva benissimo
che non le sarei stato a lungo vicino
eppure sorrideva
su uno sfondo di dalie e viole ciocche.
Fine delle vacanze
Ero uno che sollevava la pietra
affondata nell'erba tra la malva
scoprendo un mondo di radicole bianche
di città color verde pisello;
ma partite le ultime ragazze
che ancora ieri erano ferme in bicicletta
nascoste da grandi foglie di settembre
alle sbarre del passaggio a livello
mi sento lo stesso quella pietra.
Anche le nuvole sono basse sui campi da tennis
e il nome dell'hotel scritto sul muro
a nere, grandi lettere è tutto intriso di pioggia.
Quando penso a mia madre
Nulla ho detto di te quando sei andata
e poco ho scritto dopo, il lungo dopo.
Ritorni solo nei sogni di ogni notte
o, il giorno, a caso, nell'aria di via B.
dopo che è nevicato e si respira;
o in una luce pomeridiana di persiane socchiuse
e vi è un fruscio di giornale di grande formato;
o in qualche nome di luogo che mi si ferma in gola.
Tutto qui? non accetto la morte, mi si dice.
È vero, non riapro i tuoi cassetti, non rileggo
le tue lettere. Che io sia
nient'latro che una pietra
un Giovannino heartless?
Quanto tempo mi resterà ancora per imparare
a sorridere e amare come te?
Filo di ferro
mi hanno detto che sono un filo di ferro
perché magro svelto resistente
invece no e lo sapevamo da ragazzi
che per spezzare un filo di ferro
se non hai pinze basta piegarlo di qua
e poi di là tre quattro sei volte
così mi chiedo davanti a una parete
se non sia oggi la mia settima volta
una parete dove il suo profilo
non si modella più, non si delineano
alla luce serale della lampada
la sua fronte il suo mento le sue labbra
una parete bianca
1942
Siepe di robinia
che segui la strada ferrata
ti lascio i miei pensieri
sulle tue foglie verdi, sottili.
Sul treno che mi portava veloce
a quest'ora del tramonto
pensavo al mio destino
povero, meraviglioso
al cammino
che non so se farò.
Ma mi accompagna il tuo verde filare, ora
lo guardo
e la campagna stanca:
così spesso fuggono
sogni e visioni del mio viaggiare.
Nota bio/bibliografica di Luciano Erba su Wikipedia.org