Massimiliano Damaggio: io scrivo nella tua lingua



a cura di  Annalisa Ciampalini

Foto in copertina di Candace McDaniel

In questo testo propongo una nota di lettura all’ultimo bel libro di Massimiliano Damaggio, Io scrivo nella tua lingua,  (Editrice Zona, 2022), cercando di evidenziare alcune caratteristiche della pubblicazione e dello scrivere del nostro autore.

 Io scrivo nella tua lingua è una silloge piuttosto breve scritta in lingua italiana e tradotta in greco da Giorgia (Gina) Karvunaki. A conclusione del libro troviamo una nota critica a cura di Mia Lecomte, uno scritto molto significativo in quanto si sviluppa attorno al percorso poetico intrapreso da Damaggio senza però tralasciare la figura dellautore, limpronta che lascia come persona, al di là di ciò che esprime con i suoi versi.

Ci troviamo di fronte, dunque, a una raccolta bilingue, e non dovrebbe sorprendere, dato che il nostro poeta, che vive in Grecia da molti anni, è anche traduttore.

È possibile che ci sia da parte di Damaggio la volontà di mettere in relazione la lingua del paese di origine con quella greca, parlata nel paese in cui si è stabilito. Senz’altro la lingua ha un peso rilevante all’interno di questa opera, e lo si deduce anche dal bel titolo scelto. Il libro, suddiviso in cinque sezioni, è costituito da una serie di testi poetici di lunghezza breve o media, la cui sequenza tesse un percorso che si muove tra infanzia e età adulta. Come scrive Mia Lecomte nella succitata nota << la relazione fra il bambino e ladulto di questa raccolta è costituita da un tessuto di lingue poetiche sempre al confine di se stesse>>.

 La memoria, o meglio, i vari ricordi relativi all’infanzia danno movimento e organicità a tutta l’opera, in più, manifestandosi in maniera inaspettata, come lame di luce attraverso una fessura, riescono a creare momenti di affascinante potenza evocativa.

L’uomo adulto e il bambino di un tempo stabiliscono una relazione, dunque, e viene da chiedersi in quale modo e in quale misura la vita dell’adulto sia segnata dalla trascorsa infanzia.

  <<mi guardi dalla fotografia /ma io non so scrivere nella tua lingua>> Scrive Damaggio nella bellissima poesia dapertura, quasi fosse intimidito da quella piccola creatura. A volte, invece, il poeta si avvicina fiducioso al bimbo che è stato, trova uno spazio da condividere, un linguaggio di intesa: <<io scrivo nella tua lingua / in questo verbo che declina, prima / di cadere, / >>.

Le parole servono per comunicare e vanno selezionate con cura: talora può succedere di doverle tradurre in lingue straniere, altre volte, invece, occorre trovare un linguaggio adatto all’età dell’interlocutore, o dover inventare espressioni che entrino in sintonia col suo stato emotivo. In questa silloge le parole non sono state scelte e accostate per suscitare meraviglia, ma col fine di creare immagini efficaci e coinvolgenti, dense di un sentire profondamente umano, e in grado di restituirci tutta la complessità della realtà. Attraverso un modo diretto e senza inutili artifici Damaggio sa mettere a nudo un mondo doloroso e traumatizzante: << Se stai piegata in due dentro la stanza / al primo piano della casa abbandonata / mentre urli al bambino / che scappa, e cade per le scale, e si nasconde>> per poi dirigersi, attraverso immagini tenui e sfumate, verso scene più quiete: << a volte vorrei toccarti, ma poi non posso / e allora scrivo un luogo dove puoi correre e giocare / insieme ad altri segni come albero, / torrente>>.

 Massimiliano coglie, di questa infanzia, la parte più difficile e sconvolgente, e chi legge si troverà immerso in una realtà a tratti ostile: << cera una volta un bambino che / non poteva essere >>, colma di paure che dallinfanzia arrivano a infiltrarsi nelletà adulta: << lo incontro che suda nellarmadio / che arretra, cane, nellangolo più cavo / gli dico che esistono i colori, esistono le cose / in forma di carezza, e anche se ho paura / gli passo una mano fra i capelli>>. Il male non sta fermo, spesso dilaga, investendo anche lo spazio buono:<<il latrare del tuo male / che sfonda il tetto>>, e allora diventa arduo trovare un posto sicuro dove poggiare il capo, una pace in cui cullarsi senza temere.

 I ricordi emergono, come già detto, con la discontinuità tipica delle reminiscenze, con tutta la fragilità e labilità che fanno parte della loro natura, ma il poeta non si lascia trasportare passivamente dalla memoria, sa dirigersi in quel cosmo infantile con consapevolezza, cosciente che l'infanzia è un territorio in cui le aspettative e le trame delluomo adulto non sono contemplate, dove il tempo esiste solo al presente ed è possibile << chiamare isola il cortile>>.

 Vicino a un dolore tagliente può esistere una piccola area di pace, una tenerezza, soprattutto nei momenti in cui linfanzia si scosta dalla materialità del ricordo e si rivela tramite un luogo in cui << la luce inizia / a scolorirti>>.

Sebbene la scrittura di Damaggio conservi sempre una misura e una delicatezza anche nello svelamento del dolore, l’attenzione dell’autore si focalizza comunque su una realtà difficile e problematica, ed è interessante vedere come, proseguendo con la lettura, arrivino d’improvviso squarci di immagini luminose, luoghi, anche piccoli, da poter abitare con fiducia:<< è anche questo un rifugio / una luce senza suono>>.Troveremo, leggendo questa raccolta, un bagliore, magari sepolto sotto uno spesso strato di polvere, che non sarebbe corretto, a mio avviso, interpretare come una consolazione, o un’attenuazione delle grandi difficolta del vivere. È possibile che quel lieve e tremolante luccichio rappresenti solo una possibilità, un’ipotesi che al momento della scrittura non si era verificata, ma che il poeta non nega a priori dato che: <<è ancora possibile una forma di gioia per questo corpo>>.

 

Poesie scelte dal libro e relativa traduzione in lingua greca




I polaroid
 
mi guardi dalla fotografia
ma io non so scrivere nella tua lingua
di cosa si chiamava bambino
ed era viaggio di vento, irruzione
nel nuovo giorno, al calendario
scandalo
 
incontrarti oggi in uno specchio di carta
mi ha fatto tremare le mani
perché ti ostini ad accompagnarmi di nascosto
all’uscita di ogni galleria
 
quando insieme per la sorpresa ridiamo
di fronte a unimprovvisa voragine di luce
 
 
α' πολαρόιντ
 
με κοιτάς απ’ τη φωτογραφία
μα εγώ δεν ξέρω να γράφω στη γλώσσα σου
αυτό που το ’λεγαν παιδί
κι ήταν ταξίδι ανέμου, εισβολή
στη νέα μέρα, στο ημερολόγιο
σκάνδαλο
 
η συνάντησή μας σήμερα σ’ αυτό τον χάρτινο καθρέφτη
έκανε τα χέρια μου να τρέμουν
γιατί επιμένεις να με συνοδεύεις κρυφά
στην έξοδο κάθε σήραγγας
 
όταν μαζί έκπληκτοι γελάμε
μπροστά σε ένα ξαφνικό βάραθρο φωτός
 
**


III dalla pensilina
 
ogni arrivo, se lo guardi bene, è una partenza
chi si abbraccia nel saluto, non sa
di salutare un arrivo
 
e di solito e nel ritorno che
chi si vede nei vetri ha più paura
di abbracciare uno sconosciuto
 
perché anche tornare è andare
in un posto che non cera
 

 
γ' από την αποβάθρα
 
κάθε άφιξη, εάν την κοιτάς προσεκτικά, είναι μια αναχώρηση
όταν αγκαλιάζεις κάποιον ενώ τον αποχαιρετάς
δεν ξέρεις πως αποχαιρετάς μια άφιξη
 
στην επιστροφή συνήθως
ενώ καθρεφτίζεσαι στα τζάμια
φοβάσαι να αγκαλιάσεις έναν άγνωστο
 
γιατί κάθε επιστροφή είναι μια αναχώρηση
προς έναν τόπο που δεν υπήρξε
 
 **

 
V sfavola
 
cera una volta un bambino che
non poteva essere e
il suo tempo di poco tempo
a giornata, arabesco
di pioggia
 
che attende
dietro porte senza uscita
fra i solchi
sui palmi e sulle braccia
di quando sfonda il vetro, nelle grida
della madre rinchiusa
in bagno
 
lo incontro che suda nellarmadio
che arretra, cane, nellangolo piu cavo
gli dico che esistono i colori, esistono le cose
in forma di carezza, e anche se ho paura
gli passo una mano fra i capelli
 
ma lui li perde a ciocche
lo psicografo lo cerca nei disegni
e in fondo alla grafite ce un bambino
che di notte, sul balcone
aspetta
lastronave
 


ε' ξεπαραμύθι
 
μια φορά κι έναν καιρό ήταν ένα παιδί
που δεν μπορούσε να υπάρχει
κι ο χρόνος του, χρόνος μετρημένος
ανά ημέρα, βρόχινο
αραβούργημα
 
που περιμένει
πίσω από αδιέξοδες πόρτες
ανάμεσα στις αλετριές
στις παλάμες και στα μπράτσα
ενώ θρυμματίζουν το τζάμι, στις κραυγές
της μητέρας του
έγκλειστης στο μπάνιο
 
τον βρίσκω να ιδρώνει, μέσα στη ντουλάπα
σκυλί, που κάνει πίσω, στην πιο βαθιά γωνιά
υπάρχουνε, του λέω, τα χρώματα, τα πράγματα
που μοιάζουν με χάδια, και αν και φοβάμαι
περνάω το χέρι μου απαλά μες στα μαλλιά του
 
αλλά εκείνο χάνει τούφες
ο ψυχογράφος το ψάχνει στα σκίτσα του
και στο βάθος του γραφίτη υπάρχει ένα παιδί
που τη νύχτα, στο μπαλκόνι
περιμένει
το διαστημόπλοιο
 
**
 

Χ poesia del padre morto
 
oggi sono arrivate tre lettere
una era di mio padre
morto molto prima di scriverla
 
io ero solo con la sua lettera fra le mani
come lui era solo con la sua morte nella penna
 
mi parlava di cose che già sapevo
perché successe dopo la sua morte
ma che lui non conosceva
e addirittura ha scritto:
                                      ah, sapevi che
 
e io ho fatto finta di non saperlo
 
 
 
 
ι' ποίημα του νεκρού πατέρα
 
τρία γράμματα έφτασαν σήμερα
το ένα ήταν από τον πατέρα μου
που πέθανε πολύ πριν το γράψει
 
ήμουν μόνος με το γράμμα του στα χέρια μου
όπως εκείνος ήταν μόνος με τον θάνατό του στο στυλό
 
μου μιλούσε για πράγματα που ήξερα ήδη
γιατί συνέβησαν μετά τον θάνατό του
όμως εκείνος δεν τα γνώριζε
και μάλιστα έγραψε:
                                α, το ήξερες ότι
 
και εγώ προσποιήθηκα ότι δεν το ήξερα

**
 

ΧΙΙ bivacco
 
ritrovarti, per poco, è anche questo un rifugio
una luce senza suono che scivola sul giorno
io e te sediamo sullerba
 
guardiamo
la sera, e come scolora
il tuo nome nel suo
 
ci sono cose che non sappiamo morire
e ci piace questaddio, incondizionato
ma da cui non vogliamo tornare
 
 
  
ιβ' μπιβουάκ
 
το να σε ξαναβρώ, για λίγο, είναι κι αυτό ένα καταφύγιο
φως, χωρίς ήχο που γλιστράει στην ημέρα
 
εγώ κι εσύ καθισμένοι στο γρασίδι
κοιτάζουμε τη βραδιά
και πώς ξεθωριάζει
το όνομά σου στο δικό της
 
υπάρχουν πράγματα που δεν ξέρουμε να τα πεθάνουμε
και μας αρέσει αυτό το αντίο, άνευ όρων
και δεν θέλουμε να επιστρέψουμε από
αυτό










Massimiliano Damaggio vive in Grecia. Ultime pubblicazioni: 
"Poesia come pietra" (2011); Edifici pericolanti (2017); "Ceux qui prennent un café face à la mer" (Francia, 2017);" Paulo Leminski, Distratti vinceremo" (traduzione, 2022). Suoi testi e traduzioni compaiono su riviste e antologie in Italia e all'estero.   "Io scrivo nella tua lingua” è l’ultima raccolta poetica bilingue ed è stata  pubblicata da Editrice Zona nella collana Rossocorpolingua nel 2022.  La traduzione in greco è a cura di Giorgia (Gina) Karvunaki e la nota critica a cura di Mia Lecomte.


Post popolari in questo blog

I maestri (XIII) - Pierluigi Cappello

Qualcuno che canti le follie di Dio (XIII) – L’amore è un’altra cosa

Alessandra Corbetta: con la poesia perdonare l'estate della vita