"Giungi come una parola che logora la voce": cinque poesie di Francesco Iannone
a cura di Luca Pizzolitto
fotografia in copertina di Emiliano Cribari
Giungi
come una parola che logora la voce. Stanco sulle
corde il tuo nome. Sei dove le vele non hanno leggi.
corde il tuo nome. Sei dove le vele non hanno leggi.
*
Esco
a fumare. Il muro bianco. La resa, mi chiedesti. Non
ebbi parole. La resa è un giorno di colombe che aggiungono
lembi agli azzurri.
ebbi parole. La resa è un giorno di colombe che aggiungono
lembi agli azzurri.
*
Se siamo fra il centimetro
e l'universo
allora è nostro lo schiocco che fa impazzire
lo stormo fra i rami
è nostro quel canto teso sulla fune.
Chiara sulla fonte chiara
mi darai l'amore radunando
le mie briciole sul lato
in uno sfavillare di cenere soffiata
nel cantuccio.
Volevo amarti ad una nuova abitudine
della meraviglia e della costellazione
nella notte che tutti i pori gettano in alto
il loro lascito di luce
e così invecchierò
guardandoti aumentare nella crepa
ingigantire nel raggio
la tua vita sarà
l'anello che indugia all'infinito
sul pavimento
prima di adagiarsi nel cerchio
che chiude la sua ombra per terra.
Questo è un albero, qui il giardino
vortica sulle radici
e io ti parlerò
riavvolgendo i suoni
ad un lacero filo di saliva
butterò le mie frasi povere
nel cratere e lì le guarderò
crescere nella loro luce essenziale
anche questo significa la fede.
*
Al
buio delle cantine di tutti gli uomini del mondo. Appesi
alle catene
a godere la frescura dei sotterranei. Al buio.
Come se a reagire fosse la più luminosa delle galassie.
Scava una voragine nella sete. Si siede sulla terra come un enorme
Come se a reagire fosse la più luminosa delle galassie.
Scava una voragine nella sete. Si siede sulla terra come un enorme
respiro. Io e te, le poverissime
bocche spalancate agli inverni.
Vorremmo essere l'orto vivace nel suo maggio e così ti vedo
vera come una mancanza, mortale come me che
non mi
stanco di coprire i semi con la poca terra conservata nelle
tasche.
C'è tempo. Dicono. C'è tempo. C'è questo schieramento
ridicolo dei
giorni davanti a noi. Questa è la vita. L'uva che
tu ami succhiare
fino alla fine della polpa. I soldati non
scandiranno la loro marcia
in eterno. La vittoria. Infinite
volte l'alba.
*
E sia grazia delle fonti che raccontano le cieche verità degli
interstizi, la sera quando è bello essere la stessa polvere di Dio.
E sia grazia il bene che sa far migrare l'acqua dei tumulti,
l'amore dissipato in doni di noi è ciò che resta dei gloriosi
carri su campi senza eroi.
Poesie da "Prima opera del gesto" (peQuod, 2022)
Francesco Iannone è nato nel 1985 a Salerno.
Ha pubblicato le raccolte "Poesie della fame e della sete" (Ladolfi, 2011), "Pietra lavica" (Aragno, 2016), diverse plaquette ed un romanzo.
Collabora con il quotidiano "Il Foglio".