La lingua degli uccelli (VI) - Il pettirosso, lo Chopin dell'aria


Rubrica a cura di Alfredo Rienzi
Fotografia in copertina: Alfredo Rienzi, Pettirosso, Parco Regionale La Mandria, 2020


Il pettirosso (Erithacus rubecula) è un piccolo passeriforme molto comune in Eurasia e Nordafrica, della famiglia dei Muscicapidi, che comprende anche usignoli, codirossi, pettazzurri, pigliamosche ecc. Quel che rileva ai nostri fini, come già anticipato nel precedente articolo I canti e le gabbie [1] è un uccello canoro, ma per una serie di circostanze non è tra i più a rischio di cattività per il canto da compagnia, nonostante il suo gorgheggio – soprattutto se emesso sul far della sera – possa essere confuso con quello dell’usignolo e venne imitato da Fryderyk Chopin nel tema principale della Grande Polonaise brillante op. 22; da ciò è invalsa l'abitudine di chiamare il pettirosso lo "Chopin dell'aria".

Come per gli altri passeriformi macchiati di rosso (cardellino e fringuello) la tradizione lo correla alla passione di Cristo: la macchia rossa del petto si sarebbe generata nel tentativo di soccorso, ferendosi con le spine o, in una variante, nel tentativo di estrarre i chiodi. [2] Un’altra credenza popolare, specie anglosassone, lo considera come nunzio dell’inverno, del Natale e dell’anno nuovo.

È prevalentemente insettivoro e nonostante l’aspetto simpatico e apparentemente mite, ha un carattere aggressivo verso i suoi consimili, confidente verso l’uomo e curiosissimo, così da risultare frequentatore abituale anche di ambienti antropizzati come giardini, siepi, boschetti, campi coltivati. Sarà questa familiarità con i giardini che lo condurrà dritto dritto e ripetutamente nelle poesie di Emily Dickinson, della quale sono quasi proverbiali alcuni versi («Se […]/ aiuterò un pettirosso caduto/ a rientrare nel nido/ non avrò vissuto invano.») evidentemente sconosciuti o non condivisi da cacciatori, uccellatori e mangiatori di stramaledetta polenta e osei, nella quale i pettirossi sono tra gli ingredienti “consigliati”!

La presenza del pettirosso nella poesia italiana moderna e contemporanea, diversamente dall’usignolo, poco vistoso e poco visibile “principe notturno dei cantori”, si motiva oltre che per il canto, anche per la livrea e per la sua familiarità con gli ambienti antropizzati. Nella poesia Pettirosso, Umberto Saba, forse il più ornitofilo tra i poeti italiani, ne tratteggia in parole essenziali («ha il simile in odio») il temperamento aggressivo e soprattutto nel verso incipitale ne sancisce il suo destino libero, contrariamente a quello dei suoi famosi canarini. [3]


Pettirosso, di Umberto Saba

Trattenerti, volessi anche, non posso.
Vedi, amico del merlo, il pettirosso.
Quanto ha il simile in odio egli di quella vicinanza par lieto.
E tu li pensi compagni inseparabili, anche agli orli
di un boschetto sorpreso li sorprendi.
Ma un impeto gioioso al nero amico,
che vive prede ha nel becco, l’invola.
Piega un ramo lontano, cui non nuoce,
se un po’ ne oscilla, l’incarco; la bella
stagione, il cielo tutto suo l’inebbriano,
e la moglie nel nido. Come un tempo
il dolce figlio che di me nutrivo
si sente ingordo libero feroce;
e là si sgola.

Il rapporto tra pettirosso e merlo, focalizzato in  Saba, si ritrova negli asciutti versi di Giancarlo Baroni, la cui opera I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli è un prezioso scrigno di riferimenti e citazioni, cui già ho attinto e che prevedo di usare ancora.

Aquile, pinguini e pettirossi, di Giancarlo Baroni [4]

[…]

I pettirossi hanno un busto rubicondo
quando piove sembrano grumi sanguinanti
allora li frequentate controvoglia
soltanto il merlo non è razzista.

Chiudo con la poesia Il pettirosso, di Enrico Pea (poeta, scrittore e drammaturgo nato a Forte dei marmi nel 1881 e a cui fu intitolato dopo la morte, avvenuta nel 1958, lo storico Premio Lerici Pea) che ripropone quasi didascalicamente la leggenda pasquale del soccorso al Nazareno in croce. L’uccellino, che ha superato l’inverno e il gelo (altro dato tradizionale) si veste dunque qui delle «insegne/ di Cristo sul candore del suo seno):

Il pettirosso, di Enrico Pea [5]

Il pettirosso, ch’è di me più saggio,
non si lamenta se il raccolto è scarso.
se la neve ha coperto le campagne,
se l’acqua s’è gelata alla sua sede
e se il vento stentegna il suo ricetto.
Dopo l’annata magra ecco che viene
l’abbondanza nell’aria e dopo il verno
il ruscello ricanta, il vento è brezza,
al pettirosso dolce ninna nanna.
Il pettirosso ch’è innocente e bello
sa che la Provvidenza lo sostenta,
sa che chi pate è poi racconsolato,
conosce il sangue, il pianto e la speranza
come ogni creatura che si lagna,
ma non conosce la disperazione.

Il pettirosso che porta le insegne
di Cristo sul candore del suo seno,
che fu presente al pianto di Maria
quando la terra si coprì di nubi,
l’augellino prescelto a colorirsi
d’una stilla di sangue di Gesù,
vive, paziente, d’ogni Provvidenza,
sicuro aspetta, spera, crede e canta,
si specchia al cielo che gli pare suo!





Note

[1] http://www.bottegaportosepolto.it/2023/09/la-lingua-degli-uccelli-v-i-canti-le.html

[2] Alfredo Cattabiani, Volario, Mondadori, 2022, p. 383

[3] Un aneddoto in merito è narrato da Herbert L. Jacobson, direttore di Radio Trieste negli anni Cinquanta « Quando [il canarino] fuggì, Umberto Saba telefonò alla nostra sede per sapere se era possibile lanciare un appello via radio, per la ricerca del volatile. Poiché quel canarino rappresentava un simbolo letterario, e quasi un personaggio nazionale, ero ben disposto ad accontentarlo. Ma i miei colleghi, soprattutto i burocratici e i tecnici, mi dissuasero: per regolamento, la radio rifiutava appelli quasi quotidiani alla ricerca di piccoli animali perduti. Fatta un’eccezione per Saba, non avrebbero potuto rifiutare gli altri. Fu raggiunto un accordo: nessun appello radiofonico, però, data la mia posizione ufficiale nel Governo Alleato, avrei mobilitato alla ricerca del canarino polizia e vigili del fuoco. Lo feci, invano.»  (cfr. B. Vasari, L. Cepak, Canarini gioia e dolori. Lettere di Umberto Saba a Hebert Jacobson, in Metodi e Ricerche XXV, 2 (2006): 16). Il canarino non verrà mai ritrovato.

[4] in Uccelli. Quasi un racconto (1948-51) in Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Mondadori, 1998

[5] Giancarlo Baroni, I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli, Mobydick, 2009, II ediz., Grafiche STEO, 2016, p. 31


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