I maestri (XIV) - Robert Frost

 

a cura di Luca Pizzolitto



Riluttanza


In giro per i campi e per i boschi
e oltre le mura sono andato;
ho salito i colli con vista,
guardato il mondo, e son disceso;
sono tornato per la via maestra
ed ecco, è finita.

Le foglie sono a terra morte
tranne quelle che la quercia tiene
per districarle una alla volta
e lasciarle a grattare crocchiando
sulla crosta di neve
quando le altre dormono.

E sono ferme le foglie e ammassate,
non più soffiate qua e là;
l'ultimo il solo aster andato;
i fiori dell'hamamelis vizzi;
il cuore addolorato cerca ancora
ma: <<Dove?>> chiedono i passi.

Ah, per l'umano cuore fu mai meno
che tradimento arrendersi
al corso degli eventi,
cedere di buon grado alla ragione
e piegarsi e accettare la fine
di un amore o di una stagione?


La strada non presa

Un bosco giallo, due strade divergevano,
e dispiaciuto di non seguirle entrambe
e rimanere uno, sostai a lungo
a scrutarne una fino al punto dove
s'inoltrava svoltando tra i cespugli;

poi presi l'altra, altrettanto bella,
che forse si prestava meglio all'uso
perché coperta d'erba; anche se
il transito le aveva a dire il vero
consumate in misura quasi uguale,

e quel mattino entrambe se ne stavano
tra foglie che nessun passo ha annerito.
Oh, tenni la prima per un altro giorno!
Ma sapendo che una strada porta a un'altra
dubitavo sarei mai tornato indietro.

Questo racconterò con un sospiro
chissà quando da una distanza immensa:
due strade divergevano in un bosco
e io - io ho preso quella meno battuta
e questo ha fatto tutta la differenza.


Notte invernale di un vecchio

Il fuori buio guardava dentro, a lui,
di tra la galaverna, quasi scissa in stelle,
che s'apprende sul vetro in stanze vuote.
A impedire il rimando dei suoi occhi
era il lume inclinato nella mano.
A impedirgli il ricordo del perché
fosse in quel posto che scricchiava era l'età.
Stava lì, le botti intorno - spaesato.
E avendo spaventato la cantina
pestando i piedi, la spaventò ancora
ripestando - e spaventò la notte fuori
che ha suoni, familiari, come urlio d'alberi
e schianto di rami, cose comuni,
ma niente come batter su una cassa.
Solamente per sé lui era luce
dove ora sedeva, assorto in chissà cosa,
tenue lucore e poi nemmeno quello. 
Alla luna affidò - così com'era,
così tarda a spuntare -, alla mezza luna,
meglio però del sole per un tale onere,
la neve sopra il tetto e i ghiaccioli
sul muro da tenere; e dormì.
Il ciocco che si mosse con un colpo
nella stufa lo scosse e lui si mosse,
attenuò il respiro, ma continuò a dormire.
Un vecchio - tutto solo - non può gestire
una casa, un podere, una tenuta, o se lo può,
lo fa così in una notte d'inverno.


Il suono degli alberi

Gli alberi mi danno da pensare.
Perché desideriamo sopportare
l'eterno rumore loro
più di un altro rumore
così vicino alle nostre dimore?
Li subiamo di giorno
fino a perdere ogni senso di ritmo,
di stabilità nelle nostre gioie,
e assumiamo un'aria assorta.
Loro son quelli che parlano di andare
ma non vanno via mai;
e continuano a parlare pur sapendo,
una volta diventati saggi e vecchi,
che ora intendono restare.
I piedi si strappano da terra
e la testa oscilla sulle spalle
a volte quando vedo gli alberi
oscillare dai vetri o dalla porta.
Mi deciderò a partire,
sarà una scelta impulsiva da parte mia
un giorno che con la voce grossa
sono scosse fino a spaurire
le nubi bianche in alto.
Avrò meno da dire
ma sarò andato via.


Assiduo della notte

Sono stato uno assiduo della notte.
Sono uscito - e rientrato - con la pioggia.
Ho superato le luci della città.

Ho perlustrato il vicolo più triste.
Ho incrociato il guardiano nella ronda
e per non spiegare ho abbassato gli occhi.

Fermo ho fermato il calpestio dei passi
quando un grido spezzato in lontananza
da un'altra strada giunse sulle case

ma non per richiamarmi o dire addio:
e un'altezza più remota e cosmica
un orologio astrale contro il cielo

né giusto né sbagliato disse il tempo.
Sono stato uno assiduo della notte.




Robert Frost è nato in California, nel 1874. All'età di 11 anni si è trasferito nel New England con la madre e la sorella. Nel 1912 è partito per l'Inghilterra, dove ha pubblicato le sue prime due raccolte.

Tre anni dopo, da poeta affermato (Ezra Pound fu tra i primi a riconoscerne la grandezza), tornò negli Stati Uniti, si stabilì nella campagna del New hampshire e si dedicò alla carriera letteraria e all'insegnamento. 
Unico tra i poeti, è stato insignito quattro volte del Premio Pulitzer.

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