a cura di Mara Venuto In copertina, fotografia di Franco Fontana , Nudo, 1978 “ Ancora duecento metri e ricorderemo la spiaggia, il godimento puro di ogni piccolo passaggio ”. Ѐ da questo verso suggestivo che possiamo partire per una lettura di Estate corsara , terza raccolta poetica di Alessandra Corbetta , pubblicata nel 2022 da punto a capo Edizioni . Tenendosi lontana dall’iconografia estiva più convenzionale, che suggerisce una celebrazione dello splendore, il tripudio della natura, la spensierata giovinezza che erompe, l’estate della poeta e dottore di ricerca lombarda è ammantata di finitezza, di incipiente caduta e dispersione, della gioia del presente che ha già in sé la malinconia del ricordo. Una percezione di inevitabile mietitura spezza la visione interiore della magnificenza vitale estiva , per porre l’attenzione sulla caducità, sul prossimo abbattersi della spiga sul terreno, a divenirne parte e nuova sostanza. In tutta la raccolta, infatti, come è evidente a
a cura di Annalisa Ciampalini In questo testo scrivo a proposito dell’ultima pubblicazione di Isabella Bignozzi, “Memorie fluviali” (MC edizioni, collana “Gli insetti” diretta da Pasquale Di Palmo, 2022), cercando di tratteggiare il profilo delle particolarità che maggiormente mi hanno affascinato. Il libro della Bignozzi è molto ben strutturato, importante, una poesia che vuole attenzione, partecipazione a livello mentale, spirituale e affettivo. È una raccolta che, una volta terminata, continua a chiamare perché è complessa, pura e perché alla prima lettura c’è sempre qualcosa che sfugge: un punto intenso e dolce- “l’infanzia tra le ciglia socchiuse” - dove si annida la parola poetica e che chiede di essere letto e vissuto di nuovo. Ringrazio molto l’autrice che si è prestata gentilmente ad approfondire un aspetto della sua opera, dando in tal modo un prezioso contributo a questa nota. Scrive Antonio Fiori in una recensione comparsa lo scorso anno su Atelier online: “Qualcuno,
a cura di Massimiliano Bardotti In questa casa ultimamente nessuno più parla di Dio. Eppure a volte all’improvviso spingendo da puledri la macina dei giorni si apre nel silenzio uno spazio d’aria che quando lo attraversi sorridi piano come nevicasse. ( Elena Buia Rutt ) Sapete chi è stato il primo a parlare di Dio? Il serpente. Adamo ed Eva parlavano con Dio, non di Dio. E forse a non parlarne più, a non farne più esercizio intellettuale, si potrebbe improvvisamente farne esperienza. Questi versi di Elena Buia Rutt , poetessa che amo moltissimo e che ho avuto la fortuna di incontrare, qualche anno fa, sono per me tra i più belli e potenti. Perché non parlano di Dio, ma te ne fanno fare esperienza. Leggere questi versi, più volte, ad alta voce, scandendo bene ogni parola, per poi tenere i versi sulle labbra, farli risuonare dentro, sentirli vibrare negli organi vitali, nelle ossa, nei nervi, sotto la pelle, nelle ghiandole. Entrare nel nostro corpo e benedirlo